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Se la verità tarda a venire a galla

Insomma, la sensazione è che la Siremar non si stia sbattendo più di tanto per tirare sù quel relitto, e che potrebbe essere incalzata di più.
Eppure, se come era stato garantito dalla Siremar, il Giorgione era appena stato rimesso completamente a nuovo, non dovrebbe avere interesse la stessa compagnia a recuperarlo al più presto per non deteriorarlo del tutto? I motori per esempio, dopo due mesi sott’acqua non saranno da buttar via? “Ma tanto siamo sempre noi cittadini a pagare le spese…”
A meno che non le paghi l’assicurazione – mi spiega un ingegnere di Alcamo – Un aliscafo vecchio di 18 anni com’era il Giorgione vale poco: e quel poco, vale ancora meno dopo che il mezzo è rimasto a lungo sommerso. E a questo punto, forse per la Siremar non varrà la pena investire altri soldi per renderlo operativo, ma sarà preferibile utilizzare una clausola che consente di incassare il premio previsto dall’assicurazione quando una nave è divenuta inutilizzabile”.
E l’ingegnere di Alcamo mi suggerisce anche di rileggere quanto apparso sui giornali subito dopo l’incidente, quando, cioè, l’attenzione dell’opinione pubblica era ancora focalizzata sul disastro: “Vedrà che una rilettura rivela diverse incongruenze con quanto avvenuto in seguito”.
In effetti, si legge, per esempio, sui giornali in edicola sabato 11 agosto, che l’incidente è avvenuto dopo le 20,30 ma che “due rimorchiatori hanno rimosso l’aliscafo nella notte tra giovedì e venerdì” e che “il mezzo è affondato completamente attorno alle 2 di venerdì”. Il tutto sotto titoli che parlano già di “Giallo su un guasto al timone”.
“Guasto che potrà essere accertato solo quando il mezzo sarà riportato a galla” dichiara subito la Capitaneria, dalle cui parole si intuisce che il recupero sembra facile e imminente: “Lunedì si tenterà di riportare a galla il Giorgione”, si legge, infatti, su la Sicilia dell’11 agosto.
E più o meno il succo è lo stesso anche su la Repubblica del 12 agosto: “Il recupero del relitto sommerso su un fondale di 7 metri, servirà a stabilire con esattezza se davvero il Giorgione avesse problemi meccanici. Le operazioni sono state già avviate e dovrebbero concludersi tra due settimane”; sulla Sicilia del 14 agosto: “Il recupero potrebbe cominciare già da oggi… verrà condotto dalla Siremar e a farlo dovrebbe essere una società di Palermo”; e sulla Sicilia del 15 agosto “… si ritiene che il recupero dell’aliscafo possa avvenire tra il 17 e il 18 agosto”.
Ma un’operazione che all’inizio appare relativamente veloce da realizzare e con ditte di Napoli o Palermo, a un certo punto viene dirottata dalla Siremar sulla Micoperi specializzata in ripescaggi complessi, cui la magistratura di Trapani aveva commissionato il recupero del peschereccio “Karol W.” naufragato nella notte fra il 24 e il 25 aprile scorso a 12 miglia dal porto di Trapani e rimasto inabissato a 400 metri sotto il livello del mare.
Sta di fatto che il tentativo di agganciare la Micoperi non si concretizza e passato ferragosto e il momento caldo dell’attenzione mediatica, inizia il balletto dei rinvii. Quanto alla Capitaneria “bacchetta” la Siremar ma le sollecitazioni si rivelano poco efficaci: nel senso che, di fatto, non hanno nessun risultato. La Siremar, infatti, continua a ottenere proroghe: l’ultima concessa fino al 7 ottobre, come pubblica il 20 settembre il Giornale di Sicilia, aggiungendo: “La Siremar aveva ricevuto l’ordine di rimuovere il relitto dell’aliscafo già all’indomani del naufragio… ma finora non è stato formalizzato alcun incarico per riportare a galla il relitto”.
Così, una prova forse non proprio marginale in un processo per reato di omicidio colposo, sta per quasi da due mesi a mollo in un porto a pochi metri sott’acqua.

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